Chievo, scegli l’arma
Chievo - MIlan è stata determinata da episodi controversi che si aggiungono ai precedenti di una stagione che rimanda al surreale ed impari duello tra Cochi e Renato nell'indimenticabile gag de "Il Poeta e il Contadino
Chievo - MIlan è stata determinata da episodi controversi che si aggiungono ai precedenti di una stagione che rimanda al surreale ed impari duello tra Cochi e Renato nell'indimenticabile gag de "Il Poeta e il Contadino
Un indimenticabile sketch de “Il poeta e il contadino”, varietà televisivo trasmesso dalla Rai a metà degli anni settanta condotto da Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto – con Enzo Jannacci e Beppe Viola tra gli ideatori – vedeva il duo impegnato in un surreale duello. Per un pretesto piuttosto banale, in ogni puntata il ricco e bizzoso Cochi lanciava il guanto di sfida verso l’umile e semplice Renato.
Un confronto che, come da prassi, avrebbe dovuto prevedere condizioni paritetiche circa l’arma da utilizzare. Invece no: mentre il primo si dotava di una pistola, il secondo era costretto a prender parte allo scontro con un’innocua macchina fotografica. L’esito era prevedibilmente scontato, con Renato che doveva subire pure la beffa di fotografare il rivale mentre lo impallinava.
Sorridiamo a denti stretti: il sospetto che in questa stagione il ChievoVerona , suo malgrado, si sia trovato a recitare la parte del Renato della situazione sta crescendo mese dopo mese. La società di via Galvani dall’estate scorsa si è trovata a fotografare una serie di eventi che lasciano poca fantasia nell’analisi complessiva.
A partire dal processo plusvalenze e da quella accusa sbandierata sui media. Un “reato” basato su un normativa peraltro rispettata e che, soprattutto, poggiava su una evidente prassi comune nel mondo del calcio italiano. Fino a far strabuzzare gli occhi quando, con certi club, la stessa modalità è stata addirittura enfatizzata quale esempio di virtù e capacità gestionale. A partire da agosto – dunque sul campo da gioco – invece le situazioni dubbie, le interpretazioni discrezionali hanno, ormai pare evidente, privato la squadra gialloblù della possibilità di godere di un trattamento omogeneo al resto della compagnia.
Non occorre ricordare la serie di sfide in cui l’esito avrebbe potuto essere ben diverso da quello maturato. Identica la situazione maturata sabato sera contro il Milan. Al termine di una gara estremamente equilibrata – nonostante la quarantina di punti di differenza – dei rossoneri si ricordano solo due tiri in porta verso Sorrentino. Guarda caso, i due gol nati da situazioni evidentemente discutibili.
Dubbi che purtroppo oscurano qualsiasi analisi tecnica e tattica sulla contesa. Dubbi che riguardano la genesi di una punizione concessa da posizione ottimale (per chi tirerà in porta), la sistemazione generosa della distanza della barriera e su cosa s’intende per “giocare in modo pericoloso”. La regola dodici dice che è una qualsiasi azione in cui, nel tentativo di giocare il pallone, un calciatore mette in pericolo l’incolumità di qualcuno (incluso sé stesso) o impedisce ad un avversario vicino di giocare il pallone.
Ovvero la sforbiciata o la rovesciata sono permesse purché non costituiscano pericolo per un avversario, come del caso del duello Piatek-Depaoli. Ammettere che non fosse, in linea di massima, una decisione semplice da prendere per il Var non toglie nulla ad una considerazione lampante: anche stavolta è stata negativa per il Chievo. Proprio come in tutti gli altri episodi – dubbi o conclamati – in altre gare in cui sono stati coinvolti i gialloblù. Casistica che Giancarlo Romairone e Mimmo Di Carlo al termine della partita hanno inteso rimarcare con forza.
Il poeta scriveva che il vittimismo è l’altra faccia della medaglia del trionfalismo. Siccome entrambi non sono decisamente nelle nostre corde, è cosa buona e giusta dire anche che nella gestione di questa sventurata stagione il Chievo non è immune da responsabilità. Con varie sfaccettature e a diversi livelli d’impatto, le scelte tecniche si sono rivelate infelici fino all’arrivo di Di Carlo. Nella costruzione della squadra, almeno in alcuni ruoli specifici, il campo ha detto che la sostituzione di alcuni uomini chiave si è rivelata, in definitiva, deficitaria. Errori o valutazioni eccessivamente ottimistiche – pure di chi scrive – che con ogni probabilità avrebbero impattato in maniera minore – se non passare in secondo piano – se questa stagione non avesse avuto premesse che richiamano la sfida tra Cochi e Renato.
Prima di ogni duello, nella gag, con un perentorio «Scegli l’arma!» Cochi aveva la spudoratezza di invitare Renato ad avvicinarsi al tavolo su cui era posta una pistola e una macchina fotografica e poi imporgli la seconda. La settimana scorsa, un quotidiano nazionale ha dedicato un’intera pagina alle valutazioni dubbie o errate commesse dal Var nel corso della stagione. Quante di queste si riferivano a episodi relativi al Chievo? Zero. Così, per dire.