Il 4 e il 5 maggio al Palazzo della Gran Guardia a Verona andrà in scena la quinta edizione del TEDxVerona. Come già nella precedente edizione, il sabato sarà una giornata interamente dedicata ai LAB, i workshop interattivi su varie tematiche, mentre la domenica sarà dedicata all’evento nella sua forma più classica. L’attesissimo TEDxVerona, che ritorna in città a distanza di un anno e mezzo dalla sua ultima “uscita” (era l’ottobre 2017), promette come al solito di trasportare la città di Giulietta e Romeo, per un intero weekend, in un mondo di tecnologia, arte, musica, design e soprattutto “visioni dal futuro”.
Ne parliamo con Francesco Magagnino, il Presidente dell’Associazione TEDxVerona, che fin dalla prima edizione (che si tenne nella primavera del 2014) rappresenta l’anima dell’organizzazione dell’evento. Nella vita Magagnino, 36 anni, si occupa di affiancare le aziende nelle loro trasformazioni digitali. Un po’ quello che, con il suo team, sta facendo con la sua città: accompagnarla, anno dopo anno e TEDx dopo TEDx, nella sua progressiva e inevitabile trasformazione digitale (ma non solo).
Presidente Magagnino, a maggio arriva la quinta edizione del TEDxVerona. Come è stato il percorso di crescita di tutto il team, ma anche di Verona rispetto a questo appuntamento?
«È un’edizione molto attesa perché, di fatto, abbiamo saltato l’edizione del 2018 per cercare di dare, dopo le prime quattro faticose edizioni, maggior valore ai contenuti. Allo stesso tempo volevamo darci più tempo per riflettere meglio anche sul futuro di questo evento, che come si può immaginare è molto complesso. Negli anni ha avuto una crescita esponenziale: siamo partiti “piccolini” nel 2014 e poi diventati sempre più “grandi” in diversi indicatori. Anche come team all’inizio eravamo eravamo soltanto in dieci, mentre quest’anno siamo un gruppo di quasi trenta volontari e contiamo di avere ancora più partecipanti rispetto all’edizione 2017, quando già arrivammo ad oltre settecento tedxer. L’aspettativa, rispetto a questa edizione è elevata e sentiamo ovviamente l’onore, ma anche il grande onere, che tutto ciò comporta. Per molti il TEDxVerona è davvero un appuntamento imperdibile.»
E a livello personale che tipo di crescita ha avuto?
«È un evento che si costruisce su base volontaria e che porta via tantissimo tempo. È molto impegnativo e ogni anno mi dico “questo è l’ultimo, adesso basta, ho dato tutto”. Poi ogni anno cambio idea e continuo con quest’avventura. È indubbio, però, che avanzando con l’età cambiano le esigenze personali e tutto diventa più difficile. Dal punto di vista organizzativo la soluzione è quella di delegare il massimo possibile ed entrare nelle singole faccende solo quando si percepisce che c’è un problema o la necessità di dare un’accelerata su questo o quell’aspetto. Il mio ruolo dovrebbe essere quello di supervisore, anche se per questioni caratteriali non sempre riesco a rimanere così distaccato. Tendo a entrare molto nei singoli aspetti, ma quello di delegare è un esercizio che cerco di fare da sempre per ridurre il più possibile l’impatto su di me e ottimizzare il lavoro di tutto il gruppo. La fiducia nei propri compagni, poi, è imprescindibile e questa si è costruita nel tempo, grazie ai successi che con il team abbiamo costruito nel corso degli anni.»
Rispetto a quando vi siete presentati le prime volte, com’è cambiato il rapporto con le istituzioni?
«All’inizio sembravamo solo un gruppo di ragazzi che voleva fare qualcosa per la città, ma niente di più. Adesso, invece, anche se non sta a noi dirlo, veniamo percepiti come una realtà di rilievo, che propone argomenti ed eventi di assoluto valore. Parliamo a tu per tu con Fondazione Cariverona, Fondazione San Zeno, con il Comune di Verona a via dicendo. All’interno del team siamo politicamente di idee molto eterogenee, ma esternamente siamo sempre istituzionali. Non è il nostro mestiere fare politica “partitica”, nonostante in realtà il TEDx faccia comunque politica, portando in città alcuni punti di vista diversi dal solito. Facciamo, insomma, politica mettendo al centro del dibattito temi che a noi stanno molto a cuore come innovazione, futuro ecc. Con l’attuale amministrazione comunale stiamo parlando in modo assolutamente libero, tranquillo e collaborativo… esattamente come peraltro successo in passato con quella precedente.»
Facendo un rapido excursus delle varie edizioni del TEDxVerona, possiamo affermare che fra la prima e la seconda c’è stato un bel salto, poi è arrivato il consolidamento e, ancora, un altro salto fra la terza e la quarta . Cosa ci dobbiamo aspettare con questa quinta puntata? Consolidamento o un altro salto ancora?
«Nel 2017 abbiamo fatto un passo molto lungo, aggiungendo al giorno tradizionale della domenica il giorno dei workshop del sabato, con ben 22 eventi e oltre 50 relatori provenienti da tutta Italia. Uno sforzo organizzativo notevole, più che raddoppiato, che quest’anno replicheremo, magari aggiungendo anche alcuni altri elementi, come la presenza di start up nei luoghi comuni dove si terrà l’evento, in Gran Guardia. Per il resto si punterà al consolidamento dell’evento dell’anno scorso.»
Quali sono le possibili evoluzioni, nei prossimi anni?
«Cinque anni sono tanti e alla lunga il rischio è quello di diventare troppo autoreferenziali. Rischio che dobbiamo assolutamente evitare. Dopo un’esperienza di questo tipo possiamo decidere di fare, ad esempio, un evento solo in inglese – anche se l’audience ovviamente cambierebbe – oppure espanderlo ulteriormente e farlo di tre giorni o una settimana. Di idee, a dirla tutta, ce ne sono tante, ma poi – essendo, ricordo, tutti volontari – bisognerà fare i conti con il tempo personale da poter dedicare al TEDx. In generale, comunque, credo che non valga la pena ripetere tutti gli anni sempre lo stesso evento, perché, alla lunga, anche l’esperienza più bella e divertente rischia di annoiare.»
Vi confrontate spesso anche con le altre realtà TEDx in Italia… Nei loro confronti vi sentite un po’ l’Ammiraglia, per numeri e tipologia di evento proposto?
«Siamo sicuramente fra i TEDx di riferimento in Italia. In termini numerici, per partecipanti, siamo fra i più grandi in assoluto, anche se a Roma quest’anno il TEDx si farà nella Nuvola di Fuksas, dove si possono ospitare ben 1.600 persone. Ma per il momento siamo gli unici ad aver ottenuto la Licenza per fare un TEDx di due giorni e ci viene senz’altro riconosciuto il fatto di essere un team che ha sviluppato idee nuove, lanciato proposte e organizzato il primo incontro fra tutti i TEDx Team italiani.»
A proposito di team… al vostro interno c’è un po’ di sano e fisiologico turn over, ma ci sono alcuni elementi che rimangono per voi delle colonne… chi sono?
«Il TED rimane un evento creato grazie al lavoro di squadra. Una persona non lo potrebbe mai realizzarlo da sola. Ci sono stati volontari che, fino a oggi, sono stati l’anima di quest’evento. A cominciare da Desireé Zucchi, che segue gli speaker fin dalla prima edizione e che rappresenta anche una sorta di mio alter ego. E poi ci sono tutti gli altri: Leopoldo Tinazzi, Matteo Guidotto, Cristiana Tappi, Filippo Riggio, Marianna Bellamoli, Silvia Rizzi e poi, ancora, Federico Pepe che ci segue la regia sul palco imprescindibile, Sophie Meneghelli e Deborah Melotti del Team Press. Sicuramente ce ne sono altri che sto dimenticando. In generale ci sono persone che entrano nel team e ci rimangono per più edizioni, poi ci sono quelli che vengono per una sola edizione, fanno un’esperienza e se ne vanno. In ogni minisquadra c’è, poi, chi tira di più e chi tira di meno, ma è normale che sia così. Chi arriva, però, trova una organizzazione ormai ben collaudata e innestarsi nei vari meccanismi è facile.»
Parliamo della prossima edizione: il tema prescelto è “Zero”.
«Da statuto nessuno oltre il team può influenzare le scelte del TEDx. Possono arrivare dei suggerimenti, sempre ben accetti, ma, ad esempio, su speaker, location e via dicendo, nessuno può imporci nulla. Da un paio di edizioni, però, abbiamo deciso di scegliere il tema principale insieme ai nostri partner. Noi come team individuiamo, pertanto, tre proposte di temi, che poi presentiamo ai partner durante una cena di gala e questi, votando, decidono alla fine il tema definitivo. E così facendo, puntualmente, ogni anno alla fine la scelta ricade sul tema su cui io non avrei mai scommesso! Quest’anno è toccato a “Zero”, che è stato preferito ad “Hack the Storm”, che verteva sulla complessità che stiamo vivendo e la sua disarticolazione, e a “Uzumuzu”, parola giapponese che significa “la moltitudine delle cose”. “Zero”, è forse quello più potente e più forte a livello comunicativo, con una declinazione molto varia: da quella positiva a quella negativa, è l’ultimo numero introdotto nella nostra numerazione, è un Ground Zero e quindi un ricominciare da capo, ma può indicare anche la decelerazione fino a fermarsi e quindi riferirsi all’esigenza di rallentamento (dei ritmi frenetici di vita, ma non solo) e via dicendo. Questo è il tema e in vari modi proveremo a declinarlo il 5 maggio.»
Avete già qualche nome degli speaker che parleranno quel giorno?
«Si, ma ovviamente su questo non posso rispondere. È tutto ancora top secret.»
La struttura dell’evento sarà la stessa dell’anno scorso?
«Si, avremo anche quest’anno un giorno dedicato ai Lab, sabato 4 maggio, e poi l’evento in plenaria, in programma domenica 5 maggio. Sabato saranno circa una ventina i laboratori interattivi o tavole rotonde, che toccheranno diversi temi: public speaking, viaggi, etica dell’innovazione, improvvisazione teatrale, smart cities e molto altro. Ci sarà interazione fra speaker e pubblico che, a differenza del classico “evento-TED” monodirezionale, aggiungono qualcosa all’esperienza.»
I biglietti sono già in vendita?
«A dicembre sono già stati venduti i primi cento biglietti. Tutti gli altri saranno in vendita a partire dal 1° marzo sui soliti canali TEDxVerona. Si possono ovviamente comprare ticket validi solo per l’evento in plenaria o solo per i lab o anche, scontati, per tutti e due gli eventi insieme.»
Fra le tante collaborazioni che avete avviato quest’anno quali possiamo ricordare?
«Con lo IUSVE (Istituto Universitario Salesiano Venezia) abbiamo elaborato alcuni concept che abbiamo presentato ad una classe di trenta ragazzi, i quali – divisi in due gruppi – hanno lavorato per due settimane e con cui abbiamo poi discusso. Inoltre, grazie a un finanziamento di Fondazione Cariverona, in collaborazione con il COSP (Comitato provinciale per l’Orientamento Scolastico e Professionale Verona) organizziamo un corso intensivo e gratuito di due settimane, dove proviamo a raccontare a laureati non lavoratori come si organizza un evento di innovazione come il TED, con alcuni volontari del team che saliranno in cattedra con l’obiettivo di trasmettere le proprie competenze. E sarebbe bello se un giorno da questi “serbatoi” possano arrivare i nuovi volontari del TEDxVerona.»
Quando hai organizzato il primo TEDx avevi già chiaro le potenzialità di questo evento e l’utilità che ha nei confronti della comunità veronese?
«All’inizio no, non pensavamo che potesse diventare una cosa così bella, grande, stimolante e, allo stesso tempo, impegnativa. La linfa vitale la trovi soprattutto nel vedere che questa passione e interesse è riconosciuta in città. È gratificante sapere che quello che fai piace e che le persone ne sono contente. È bello anche avere la possibilità di organizzare anche altre iniziative, con le istituzioni che ti mettono nelle condizioni di attivare altri progetti. Poi certo, c’è il tema del volontariato e come qualsiasi persona che fa volontariato sa, c’è un limite che non si deve superare. Fra l’altro questo è un volontariato molto professionale, dove si mettono in gioco competenze molto elevate. Bisogna, quindi, trovare il giusto equilibrio.»
La vostra “casa” fino a oggi è stata sempre la Gran Guardia. Un paio d’anni fa, però, un video che promuoveva il TEDx iniziava e finiva in Arena. Hai mai immaginato un TEDx nell’Anfiteatro Romano?
«Si, molte volte. Ma a Verona ci sono, in realtà, un sacco di location splendide, come il Teatro Romano, il Filarmonico, il Ristori e non solo. Sarebbe molto bello farlo all’aperto, anche se non sono sicuro che tecnicamente si possa realizzare. Certo, sarebbe un TEDx ancora più “teatrale”, più show e forse un po’ meno “evento di relazione”.»
C’è qualcosa del TEDx che ti è dispiaciuto sia cambiato rispetto alla prima edizione?
«Quando sei “piccolino” hai una dimensione molto intima. È bello, perché vivi questo clima molto familiare, informale, nel corso di tutto l’evento. Questo elemento si è inevitabilmente un po’ perso, da allora, ma se ne sono certamente guadagnati altri, altrettanto interessanti.»
Fra i tanti speech di questi anni ce ne sono alcuni che ti hanno colpito più di altri?
«Ci sono sicuramente alcuni che non mi sono piaciuti. La caratteristica del TEDx è che ognuno trova negli speaker quello che più gli piace. Ce ne sono stati diversi davvero bellissimi. Ne citerei, però, due: uno è quello di Andrea Vaccari, un mio coetaneo, veronese, tornato qui in riva all’Adige per partecipare alla nostra prima edizione. Più che dello speech, in realtà, ricordo la persona: questo ragazzo che ha realizzato la sua start up, che ha venduto a Facebook, con cui poi ha anche lavorato… Una storia, la sua, per me interessantissima e forse, in fondo, se ho deciso di organizzare il TEDx è stato anche grazie a lui, perché avevo voglia di portare a Verona, nella mia città, questo tipo di persone. L’altro nome è quello di Massimo Delle Donne, anche lui della prima edizione, che ci ha presentato uno degli speech più visionari e futuristici a cui abbia mai assistito. Ogni tanto lo riguardo e non mi stanco mai di riascoltarlo.»
Infine, c’è uno speaker che non è mai venuto a Verona e che sarebbe per te un sogno riuscire a portare sul palco del TEDx, prima o poi?
« Tim Berners-Lee, l’ideatore del Web. Sarebbe davvero un’emozione pazzesca.»