Il Carnevale di Verona, da molti conosciuto come il Baccanale del Gnoco, è anche il Carnevale più antico d’Italia. Le prime manifestazioni carnevalesche trovano probabilmente origine nella notte dei tempi, ben oltre il mondo greco e romano. Con sufficiente approssimazione possiamo far risalire la nascita del carnevale di Verona all’incirca alla prima metà del 1200. A testimonianza di ciò si potrebbero addirittura ricordare le parole del sommo poeta Dante Alighieri, che lo ricordò nella Commedia citando coloro che a Verona correvano il famoso «palio verde». Un ulteriore prova è datata agli inizi del 1400 quando Bernardino da Siena, nel suo predicare nella nostra città, si occupò di queste festività profane per spostarne la data, al fine di evitare la concomitanza con quelle religiose.
Quando tutto ebbe inizio
Tutto, comunque, sembra aver avuto veramente inizio nel lontano 1531, data indicata come la vera nascita del Baccanale del Gnoco, quando venne alla luce quella forma di festa carnevalesca che da allora si è protratta quasi intatta sino ai giorni nostri. Tutto si riconduce a una grande carestia che scatenò la rivolta della popolazione, stremata dalla fame. Una rivolta che prese il via proprio dall’antico rione di San Zeno e che vide l’assalto ai forni alla ricerca di pane e farina. I moti si placarono fortunatamente con la distribuzione gratuita di farine e gnocchi (allora chiamati “maccheroni”). In questo contesto si distinse il medico Tommaso da Vico, ricordato ancora oggi come grande benefattore. Quel gesto di solidarietà si ripetè, poi, anche negli anni successivi, quando le condizioni di vita della popolazione lo permettevano. La fase più importante divenne sin da subito il famoso Venerdì gnocolar, chiamato così perché aveva il suo culmine nel venerdì prima della Quaresima, quando in Piazza dei Signori le autorità incontravano il Papà del Gnoco.
Un ospite d’eccezione
Verona fu anche una della prime città della terraferma veneta a introdurre la novità dei veglioni mascherati, serate danzanti a pagamento, alle quali potevano intervenire quei ceti sociali solitamente tenuti a debita distanza, purché vi partecipassero in maschera e debitamente ornati – decisione che all’epoca scatenò l’indignazione di buona parte dell’aristocrazia cittadina che non tollerava la presenza di dame e donne di facili costumi –. Queste feste, nate come un esperimento e destinate a un pubblico sempre più vario, assunsero con il tempo grande importanza per le casse degli impresari che spesso non riuscivano a coprire tutte le spese.
La cosa incontrò anche la piacevole approvazione di un giovanissimo Wolfgang Amadeus Mozart. Il 3 gennaio del 1770, infatti, il grande musicista austriaco, ospite al Teatro Filarmonico sul palco dei marchesi Carlotti per assistere a uno spettacolo teatrale, notando molti spettatori con la maschera, scrisse: «si ha il privilegio di non levarsi il cappello se uno mi saluta, e mai chiamarsi per nome, ma sempre servitore umilissimo, siora Mascara, cospeto di Baco, che allegria: ma ciò che è il più bello è questo; che circa alle 7 verson le 7 e mezzo andiamo già a letto».
Una simpatica leggenda
Il Carnevale di Verona racconta anche di singolari leggende come quella legata all’Osteria al Duca, situata a pochi passi dalle Arche Scaligere. La storia vede protagonista il Duca della Pignatta, maschera che sin dalla sua nascita si tramanda al primogenito maschio. All’interno dell’Osteria, infatti, esiste una sedia riservata al mitico Duca – sempre impeccabile nel suo abito nero con mantello e cilindro azzurri – con tanto di targhetta a suo nome. Sedersi su quella sedia è sicuramente un onore, ma può diventare anche un simpatico onere. In caso di arrivo in osteria del Duca, infatti, il malcapitato si deve alzare e lasciare il posto libero. Privilegi dei siori? Sicuramente no, ma un semplice modo per ricordare a tutti l’esistenza del Duca.
Tornando ai giorni nostri, l’attesa è rivolta a domenica 10 febbraio, quando nell’incantevole scenario di Piazza San Zeno i cittadini saranno chiamati a votare la maschera principe del Carnevale di Verona, il famoso Papà del Gnoco. A contendersi lo scettro il numero uno Sebastiano Ridolfi e il numero due Franz Gambale. Tra musica, spot elettorali di vario genere e fumanti piatti di gnocchi il comune auspicio è quello di una grande festa.