La pesante, e per certi versi inaspettata, sconfitta subita contro il Padova ha riaperto in casa gialloblù antiche ferite. Alla ripresa del campionato, dopo le due settimane di sosta coincise con la pausa per le festività natalizie, Pazzini & C. sono incappati in una battuta d’arresto che lascia senza parole. Contro una squadra “rivista e corretta” durante questa prima fase di mercato, ma pur sempre ultima in graduatoria, la prestazione della compagine di Fabio Grosso è stata a dir poco disarmante. In terra patavina si è vista una squadra molle, disattenta, priva di personalità e senza quella giusta dose di determinazione. In buona sostanza nulla a che vedere con una formazione che ha come dichiarato obiettivo quello del pronto ritorno in serie A.
Dopo diciannove giornate di campionato la situazione è di allarme rosso. Ciò che desta maggior preoccupazione è vedere un gruppo di giocatori navigare ancora a vista, alla costante ricerca di una precisa identità. L’arrivo di un nuovo allenatore, seguito a ruota da una folta schiera di giocatori alla loro prima esperienza in riva all’Adige, ha sicuramente reso il compito difficile ma non certo complicato fino a questo punto. Ambiente e tifosi hanno concesso il giusto credito ma ora la pazienza sembra essere ai titoli di coda.
Le parole pronunciate in sala stampa dal direttore sportivo Toni D’Amico «Gli altri corrono sempre di più. Il tempo per restare in corsa è sempre meno» hanno fatto il resto. Nessuna parola, invece, da parte del presidente Maurizio Setti, rimasto ancora una volta in disparte. Questa non è certo una novità, ma è diventata una strana costante alla quale oramai ci si è abituati.
Il punto, tuttavia, è un altro. Diventa difficile trovare una chiave di lettura per un contesto che vede una squadra ancora alla ricerca della propria identità dopo così tanto tempo. Per molti addetti ai lavori i gialloblù rimangono la cosiddetta “corazzata” in grado di vincere quasi a mani basse. Secondo quanto visto sino a ora non sembra proprio così. È vero che diversi giocatori stanno rendendo sotto le aspettative, ma la rosa costruita in estate non pare così di alta qualità come qualcuno vuol far credere.
Infine il capitolo allenatore. La società ha deciso di puntare su Fabio Grosso, reduce dall’esperienza dell’anno precedente sulla panchina del Bari, poi miseramente fallito, sicuramente convinta di fare la scelta giusta. L’ex campione del mondo, invece, non è ancora riuscito a trasmettere quella convinzione nei propri mezzi e quella personalità che dovrebbero essere insite nel DNA di una squadra che ha come obiettivo la serie A. Sul campo si nota una formazione quasi senz’anima, spesso in balia di avversari anche meno quotati, quasi mai padrona del proprio destino. Equivoci tattici e la mancanza di una concreta idea di gioco sono stati sin qui inseparabili compagni di viaggio.
Le carte in mano al direttore sportivo sono le solite due. Il ricorso al mercato e l’eventuale cambio di guida tecnica. Nel primo caso, almeno per quanto si è visto sino ad ora, bisognerà attendere ancora una decina di giorni prima di tirare le somme. Riguardo, invece, alla guida tecnica tempo per cambiare non ne rimane molto. Trovare un tecnico tra i pochi rimasti resta, infatti, un’ipotesi praticabile ancora per poco. Un eventuale cambio, poi, nasconde spesso più rischi che benefici.
Nel frattempo la società ha subito sgomberato il campo da ogni voce più o meno fondata ribadendo a chiare lettere come la panchina di Grosso non sia minimamente in discussione, mettendo così quasi a tacere anche il forte vento di contestazione che soffia oramai da diverse settimane. Quasi un film già visto la scorsa stagione quando sulla panchina gialloblù sedeva un altro Fabio. L’auspicio, però, è quello di un finale totalmente diverso. Una nuova debacle sarebbe un boccone decisamente difficile da digerire.