Anno nuovo, necessità vecchie. Per affrontare un’impresa, servono soprattutto gli attributi. In casa Chievo, Giancarlo Romairone ha mandato un messaggio chiaro. In vista di un girone di ritorno in cui nessuno farà prigionieri, per sostenere la pressione nei giorni più complicati della propria storia recente, la ricetta è semplice come i rimedi della nonna. Per non mollare fino alla fine occorre disporre innanzitutto di orgoglio e determinazione. Ovvero, sarà fondamentale ripresentarsi in campo con lo stesso ardore mostrato negli ultimi cinquanta giorni. Sette partite in cui i gialloblù sono ritornati in piena corsa salvezza.
Effetto rimbalzo
Il Chievo ha bucato i primi quattro mesi della stagione. Fragile sia sul piano mentale che fisico, ingessato e insicuro, ha vissuto la spada di Damocle della sentenza della Procura federale come un incubo. Il conseguente processo ha oltremisura destabilizzato l’ambiente. Il primo conto salato, suo malgrado, lo ha pagato Lorenzo D’Anna. A prescindere dalle scelte, la modesta tenuta fisica e l’indisponibilità di giocatori potenzialmente chiave ha fatto il resto.
Le quattro gare con Gian Piero Ventura alla guida e il successivo arrivo di Di Carlo hanno dimostrato che un importante bagaglio professionale serve a poco se non è supportato dalla sana determinazione e dalla capacità di calarsi nel contesto specifico . Il buon Mimmo ha usato le sue armi migliori: l’empatia e il pragmatismo. In parole povere: il buon senso. Ha capito che per far funzionare in maniera corretta un ambiente come quello gialloblù serve applicare una sorta di versione calcistica della psicologia della Gestalt: il tutto è la somma delle parti.
Dal rischio di essere sospese per eccesso di ribasso, le azioni hanno finalmente avuto un rimbalzo verso l’alto. La chimica generata all’interno del gruppo di lavoro e la riscoperta di equilibri non solo tattici hanno riacceso la luce. Un punto di vista condiviso da Giancarlo Romairone. «Ci siamo battuti per tentare di ripulire l’ambiente da una cappa opprimente. Abbiamo magicamente ritrovato l’alchimia venuta meno nei primi mesi della stagione che ha anche contribuito a cancellare critiche ingenerose.»
Messaggio chiaro
Da “riparare” in questo momento sembra essere la classifica piuttosto che l’organico. «Con Di Carlo si è creata una simbiosi probabilmente mancata nei mesi precedenti in cui certi rapporti si erano irrigiditi.» È implicito che il coefficiente di difficoltà d’ora in poi sarà altissimo. Da metà novembre i risultati parlano a favore di una rosa che ha mostrato qualità sufficienti per giocarsi le proprie chance.
Il primo ad esserne convinto è proprio il diesse. «Abbiamo un organico da tredicesimo o quattordicesimo posto. Ci sono “vecchi” di valore in grado di tirare il gruppo seguiti da giovani forti, come forse non emergevano da tanti anni. L’impresa sarà arrivare in fondo. Le potenzialità di vincere un numero di partite sufficiente per conquistare la salvezza ci sono tutte.» Nel cosiddetto “mercato di riparazione” non c’è fretta di agire. A quanto pare, il primo audit sarà interno. «L’ideale sarebbe confermare tutti. Ci aspettano difficoltà grandissime da superare, giornate intense se non devastanti ma anche, ne sono certo, molto interessanti.» Il direttore sportivo qui è chiaro: saranno della partita coloro che risponderanno a un requisito essenziale: la disponibilità al sacrificio.
«Ci attende un mese determinante per il futuro di questo campionato» ha spiegato Romairone. «Non sarà un nome a salvare il Chievo ma lo spirito con cui affronteremo il resto della stagione. Per provare a superare questo percorso lungo e faticoso abbiamo necessità di avere con noi elementi consapevoli, motivati a dare tutto e desiderosi di mettersi in gioco.» Va da sé che eventuali scelte, in entrata o piuttosto in uscita, poggeranno su tali principi.
Questione di mentalità
Sul piano tattico, a Di Carlo va il merito di aver saputo modulare la formazione sulla base dell’organico disponibile. L’efficacia difensiva e il dinamismo della linea mediana sono stati i primi cantieri su cui è intervenuto in maniera ottimale. Se si escludono i secondi quarantacinque della gara di Genova contro la Sampdoria, dal suo arrivo la formazione scesa in campo ha sempre offerto prestazioni convincenti e nonostante assenze e infortuni senza tregua.
Con una rosa completa e rigenerata, l’assalto alla salvezza parte sostenuto dall’esperienza della classe di ferro – Pellissier, Sorrentino e Radovanovic su tutti – in grado di ispirare una serie di giovani prospetti che, settimana dopo settimana, hanno saputo guadagnarsi stima e fiducia. Ragazzi che stuzzicano la fantasia non solo del mondo gialloblù ma anche degli addetti ai lavori. E che magari, in un gioco di equilibri, qualora arrivino proposte irrinunciabili, consentano a via Galvani di far cassa senza penalizzare la qualità della rosa.
La percezione è che mai come quest’anno sarà necessario avere pazienza. Facile che eventuali riscontri concreti arrivino solo verso la chiusura delle liste di trasferimento. Nell’aria, ad esempio, gira il nome di Alberto Paloschi. Al di là della stima per il giocatore, il direttore sportivo ha confermato l’assenza di trattative. Così come al momento sono solo chiacchiere gli innesti in altri reparti, per quanto sia plausibile un’integrazione nel settore portieri al netto dell’assenza di Seculin.
Il mercato
È innegabile che la qualità di alcuni elementi gialloblù stuzzichi l’interesse dei direttori sportivi. Birsa, Stepinski e Kiyine, ad esempio. «Al momento non abbiamo ricevuto alcuna offerta concreta – ha specificato Romairone – anche se siamo a conoscenza che alcuni dei nostri interessino. Comunque sia, prima di prendere eventuali decisioni sarà prioritario capire la volontà dei diretti interessati».
Sotto la lente potrebbe finire anche chi finora, soprattutto per motivi fisici ha giocato poco o ha reso al di sotto delle aspettative. A domanda specifica, il ds non si nega: «Djordjevic e Pucciarelli? Sono ragazzi di valore morale e tecnico, ben integrati nel gruppo. Come Obi, che ha dimostrato di avere grande qualità e ha scelto di venire qui a prescindere dalla penalizzazione. Sappiamo sia apprezzato da tanti. Se qualcuno dovesse farsi vivo, ragioneremo di conseguenza. Analogamente da lui ci aspettiamo molto. Eventuali considerazioni su di loro, come per altri, le faremo nelle prossime settimane. Dobbiamo capire innanzitutto quali sono le loro aspettative.»
La sentenza e il futuro
Il 18 gennaio il Chievo gioca una partita da tre punti. Il pronunciamento del Collegio di garanzia del Coni sul caso plusvalenze potrebbe dare altra linfa ai gialloblù prima del ritorno in campo lunedì 21 allo Juventus Stadium. L’eventuale annullamento della penalizzazione significherebbe il salto di una posizione in graduatoria. Proprio leggendo la classifica, in chiave futura è possibile trarre un altro elemento di conforto. Il tasso di partite “negative” del Chievo – ovvero terminate con una sconfitta – è in equilibrio rispetto a tutte contendenti. Bologna e Spal hanno perso lo stesso numero di gare (10) dei gialloblù, Empoli e Frosinone addirittura una in più (11), Genoa e Udinese una in meno (9).
Colpisce il rapporto ottenuto dal Parma, avanti addirittura diciassette punti (quattordici sul campo) rispetto a Bani e soci nonostante siano usciti dal terreno di gioco con solo due partite “positive” in più. Il grande merito dei ducali è averne vinte sette (contro una) delle undici (contro nove) terminate con punti all’attivo. Cosa vogliamo dire? Che le basi per la risalita ci sono tutte. Una delle chiavi sarà dunque riuscire a gestire meglio le partite sfuggite o buttate al vento nella prima parte di stagione. Di sicuro il Chievo proverà a giocarsi le proprie carte fino alla fine. E per farlo, si vuole affidare a gente determinata.
(Foto Udali/AC ChievoVerona)