“Storie del pianeta Veronetta” è libro che fin dal titolo presenta due spunti particolari. Il primo è rappresentato dalla parola storie: non si tratta, infatti, di un romanzo, ma di un insieme di piccole vicende, ispirate a quelle di Vasco Pratolini in “Storie di poveri amanti”, un ottimo esempio di come si può intrecciare una vicenda personale con il tessuto urbano in cui si dipana. L’altro elemento è la parola pianeta, come se Veronetta rappresentasse un microcosmo, compresso in poche pagine. Il quartiere, d’altronde, è davvero un mondo a parte rispetto al resto della città, dovuto alle differenze architettoniche e soprattutto di popolazione, che si divide principalmente fra studenti, immigrati e veronesi de soca.
L’autrice Marina Sorina è di origini ucraine ed è una guida di professione, un mestiere che può essere definito “di toccata e fuga”, in cui si condivide con i turisti la propria conoscenza della città, per poi verosimilmente non incontrarli mai più. Un concetto, questo, che ritorna nei racconti del libro, alcuni molto brevi. Sorina vive a Verona da oltre vent’anni, di cui gran parte nello stesso quartiere di Veronetta dove ha ormai messo radici profonde. In questo materiale edito (alcune storie sono state pubblicate in antologie e partecipato a premi letterari) e inedito, scritto nell’arco degli ultimi dieci anni, traccia soprattutto i destini degli abitanti di un barrio molto speciale: magico, ricco di contraddizioni, antico e moderno, bello e trascurato, con alcune presenze nuove e altre molto meno nuove. Si narrano dall’interno le esistenze incrociate dei vari personaggi che animano il cuore vivo e creativo della città. Piccole crescite individuali e rituali consolidati si sviluppano fra elementi della realtà concreti, frammenti architettonici che di solito non vengono celebrati: negozi, scritte sui muri, angolini, piazzettine e via dicendo.
Un giorno probabilmente tutto questo sarà cambiato e chi leggerà il libro fra alcuni anni vi ritroverà una sorta di documento storico su un mondo che si sta trasformando e in qualche caso svanendo. Gli eventi sono spesso legati a un luogo e un momento precisi, ma hanno in loro una valenza universale, che si potrebbe replicare nei quartieri di altre città italiane ad alta presenza d’immigrati. Il distacco che può avere un immigrato rispetto al proprio paese, poi, è una metafora per raccontare le distanze che ci sono fra le persone al di là delle barriere linguistiche, culturali o economiche. Barriere spesso non superabili, a differenza delle distanze fisiche, e il rimescolamento a cui stiamo assistendo in quest’epoca storica è una chance in più per la nostra società e rappresenta sangue fresco nel corpo della città.
Marina Sorina, Storie dal pianeta Veronetta
EditoreTra le righe libri, 150 pagine, € 11,90