Colpito e affondato. Il Chievo subisce dall’Atalanta una delle più pesanti sconfitte di sempre nella massima serie. L’avventura di Gian Pietro Ventura sulla panchina gialloblù inizia con un risultato maturato al Bentegodi tra l’amarezza per la supremazia ospite a tratti disarmante in una partita che avrebbe dovuto avviare l’operazione-rilancio.
Monologo nerazzurro
Sincronizzato a puntino, l’undici di Gasperini ha approcciato la gara con una determinazione e una sicurezza inversamente proporzionali a quella dei padroni di casa. In più, ha mostrato caratura, spirito e tenuta tali da apparire in grado di piazzare i propri colpi ad ogni accelerazione. Quando invece il Chievo ha provato ad alzare la testa, l’ha sbattuta contro un muro. Risoluti e concreti sul piano mentale, più agili sul piano fisico, Freuler e De Roon sono stati i perfetti uomini-simbolo della filosofia gasperiniana in fase di interdizione e sviluppo del gioco.
Gli inserimenti dalle linee esterne di Gosens e Hateboer hanno scompigliato ulteriormente le carte ad un Chievo schiacciato all’indietro e intimidito nella fase di spinta. Sulle fasce, Depaoli e Jaroszynski si sono trovati incastrati dalle sovrapposizioni atalantine mentre gli avanti – Barrow, Ilicic e Gomez – si muovevano in scioltezza su tutto l’arco offensivo. Sul due a zero, dopo quaranta minuti l’espulsione di Barba ha chiuso i conti di una partita peraltro in buona parte segnata.
Mani in alto
I gialloblù sono andati in panne fin dalle prime battute. Difficoltosa la fase di possesso, la fragilità in copertura ha rimandato la mente al secondo tempo della prestazione negativa registrata in quel di Firenze due mesi fa. Per quanto l’avversaria fosse in salute, consapevole delle proprie qualità e ottimamente sincronizzata, a impressionare è stato come si sia disgregata l’impalcatura di gioco. E con essa l’agonismo, col risultato di trasformare la porta di Sorrentino nel bersaglio di una formazione che non ha fatto – giustamente – sconti.
Ventura scuro
Al fischio finale lo scoramento del pubblico ha fatto il paio con quello del mister. Il neo tecnico si è preso carico della responsabilità della prestazione dei suoi uomini in un contesto in cui le preoccupazioni sul proseguo del torneo sono arrivate al massimo grado. In attivo resta lo spirito e la grinta con cui l’ex allenatore del Torino e della nazionale ha intrapreso la sfida sulla panchina del Chievo. Sensazioni confermate da Meggiorini, sia in campo che nel dopogara: per quanto ininfluente sul risultato, Riccardo ha provato a rendere meno angosciante una sconfitta in cui il rigore trasformato da Birsa – a cui va ascritto il merito di averci provato – ha permesso di evitare lo zero nel tabellino finale.
Organico ridotto
Appellarsi al bollettino medico sarebbe per certi versi stucchevole. A onor del vero, va detto che però sono ancora troppi i giocatori importanti al momento indisponibili o alla ricerca della migliore condizione. Per dire, avere o non avere Giaccherini è indubbio che cambi le prospettive. Discorso a parte, peraltro non secondario, quello relativo a Obi e Djordjevic. Avrebbero dovuto essere i valori aggiunti di questa rosa: finora invece sono state purtroppo solo comparse, con conseguenze dirette su scelte tecniche e valori assoluti a disposizione.
Il futuro
Uno dei primi obiettivi di Ventura è la ricerca di una struttura di gioco che possa garantire maggiore fluidità della manovra e dunque migliorare la resa agonistica e atletica (leggasi correre meglio). Per quanto ripartire dopo una debacle del genere sia complicato, individuare un sistema tattico che valorizzi i pregi degli uomini a disposizione significherebbe rivitalizzare un gruppo. Che, parliamoci chiaro, pur con i propri limiti non può valere un bottino così misero di due pareggi su nove turni. Per quanto ancora parzialmente alleato, il tempo non concederà troppe proroghe. Già a Cagliari servirà dare un segnale di vitalità.
Paolo Sacchi